La bolla dell’abbandono
Di Andrea Barbuto, Bookabook edizioni, 2025
Recensione a cura di Elisa Chiriano
Un libro che abbraccia i silenzi, i corpi e le fragilità. Esplora la vita indagando l’esistenza. Incede lentamente o come un mare in tempesta, mentre il garrito dei gabbiani accompagna Alison il giorno in cui decide di porre fine alla propria vita. Quella mattina è diversa dalle altre, perché spesso il dolore scava dentro. Rovescia la vita e rende diversi e difficili i giorni. È il senso della paura, perché fa male tutto ciò che dura, come il radicamento e il non saper dimenticare. Nessuna vita è così insignificante da non dover essere narrata, scriveva Hannah Arendt. Raccontare dà senso (significato e direzione) all’esistenza e forse è vero che tutti i dolori possono essere sopportati se diventano parola.
La parola viene incontro, nutre e salva. Non indossa orpelli, non si infarcisce di ornamenti esteriori. Incide e lascia il segno, senza condizioni, senza se e senza ma. Narra e conquista, scava e crea, dissolve e sradica. La parola ricuce le ferite e dà dignità alle fragilità, perché c’è sempre qualcuno pronto a dare un senso alle nostre paure a risanarle a “scancellare”, a scavalcare un cancello e andare oltre per salvarci. Le pagine diventano paladine dell’urgenza del narrare, del bisogno di scegliere con cura le parole, per metterle insieme e farle coesistere nella relazione stringente tra lessico e sintassi, forma e significato, in un rapporto sorgivo e misterioso. Scrivere rende possibile e autentico l’incontro con l’altro; permette di dar forma al dolore, per restare in piedi nonostante tutto e tutti. Scrivere è una dichiarazione d’amore al potere della letteratura, alla sua capacità di avvicinare verità altrimenti inaccessibili, ricostruendo, con la forza immaginifica della narrazione, l’incognita dell’essere.
Andrea Barbuto indaga la vita per esplorare l’esistenza. Sociologo e giudice onorario del Tribunale dei minorenni di Catanzaro, conosce le fragilità dei piccoli e dei grandi del nostro tempo. Con uno sguardo acuto disvela gli aspetti più reconditi degli erranti del mondo. Ricuce qualche strappo e veste di nuova luce le ferite, attraverso la parola che nutre, consola e salva.
Allison e la sua esistenza tormentata dal dolore generato dell’abbandono. Allison e la sua bolla che imprigiona e soffoca
Peter, il padre che abbandona per cercare “l’azzurrità” al di là della linea che separa mare e cielo.
Annette, che muore e rinasce.
E poi …
L’amore pensato, l’amore desiderato, l’amore che ti vincola e ti tiene stretto a sé. L’amore che ti delude e che ti lascia lo sconforto dentro. E non sai come fare per scrollartelo di dosso. L’amore che nutre la speranza e che salva.
Allison chiude gli occhi. Per farla finita.
Per non soffrire più e mettere a tacere il fallimento.
Ma amore racchiude in sé l’alternativa visione da cogliere, rinnovare e custodire.
Fino alla fine.
Per aprire gli occhi. Per ricominciare ad amare. Ancora una volta, perché solo l’amore conta!
In dialogo con Andrea Barbuto
📻Ascolta l’intervista (che troverai nella terza parte del podcast)

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