Dimenticami dopodomani
Recensione a cura di Elisa Chiriano
Andrea Di Consoli, Dimenticami dopodomani, Rubbettino, 2024
“Dimenticami dopodomani” è un libro che abbraccia i silenzi, i corpi e le fragilità. Esplora la vita indagando l’esistenza. Come un fiume carsico, incede lentamente tra gli oblii, i silenzi e le dimenticanze. All’improvviso prende forza e vigore, perché pulsa di passione e di coraggio. Irrompe nella storia e va anche oltre gli argini: non può stare nei confini angusti di un genere letterario. Appartiene alla prosa e alla poesia. Non importa sapere dove finisca una e inizi l’altra: sono compenetranti e si alimentano di reciprocità. Ogni racconto è velato di poesia e ogni poesia è venata di racconto. Affascina questa scelta stilistica, che sa di sperimentazione e di sconfinamenti: vuole andare oltre ciò che la tradizione ha consolidato e contemporaneamente desidera attingere a essa. Qui la parola non indossa orpelli, non si infarcisce di ornamenti esteriori. Incide e lascia il segno, senza condizioni, senza se e senza ma. Narra e conquista, scava e crea, dissolve e sradica. È poesia eretica, eroica ed erotica. È scelta, coraggio, passione. Sperimenta lingua e linguaggio, in cerca di una voce, unica e speciale, per esprimere l’inesprimibile, per dare senso a una direzione sempre ostinata e contraria, per dire che “La poesia serve a ridare dignità nelle sere ferite, perché può sempre arrivare qualcuno che ti indica una cosa pura. Fosse anche sporca, ma così pura e indifesa da crederci ancora, come un bambino”.
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