Apertura alla francese
Recensione a cura di Elisa Chiriano
Benito Apollo, Apertura alla francese, Pellegrini Editore, 2022
Zacharie Levy, il protagonista di Apertura alla francese di Benito Apollo, è un personaggio dalla personalità forte, variegata e multiforme. Guidato da un moto di pulsioni-passioni, Zacharie racconta il suo percorso, tra viaggi, misteri, magia e spiritualità.
Zacharie Levy non ama la monotonia e il così fan tutti. Non segue il miraggio di una vita tranquilla, ma si fa travolgere dall’esistenza, che è un viaggio tra destino e destinazione. Procede in direzione ostinata e contraria, in un perenne moto perpetuo, né apparente né uniforme.
È guidato costantemente dalle pulsioni-passioni. Le insegue e le asseconda, senza rimorsi o rimpianti, convinto che tutto sia necessario, così come il contrario di tutto. Solo giocando con il tempo riesce a non subirlo e, tra gioie e dolori, bene e male, vive ogni scelta come erranza, meta e percorso. In questo suo andare affastella storie e incontri, tradimenti e fedeltà, in un gomitolo di esperienze, che si srotola tra cinismo, incanto e disincanto. È figlio di prestigiosi ebrei francesi, proprietari di un marchio legato al mondo della houte couture. Si muove a fatica tra norme, precetti, Talmud e nuovi modelli sociali nella Parigi del dopoguerra.
“Mi chiamo Zacharie Levy. Non so perché mia madre – fu lei a scegliere i nostri nomi e la nostra educazione – abbia dato a mio fratello, Ilan, un nome moderno, e a me, addirittura, quello di un profeta.”
La madre desidera per lui un futuro da rabbino, ma Zacharie a dieci anni scappa di casa e si rifugia in una chiesa: sogna di diventare sacerdote. Il piccolo si muove a fatica nella ricerca di un equilibrio che non gli appartiene, legato a regole e precetti che non condivide, sempre proteso verso una dimensione altra e alta.
L’incontro con la guida Luca
Appena maggiorenne la sua strada si incrocia con quella di Luca, ex militante della legione straniera, con due anelli per mano molto grossi e un tatuaggio sulla parte interna dell’avambraccio sinistro raffigurante un drago a sette teste racchiuso nel Magen David. Luca diventa l’unica alternativa possibile a un ricovero psichiatrico. Conduce il giovane Zacharie verso la Cabala e l’esoterismo, ma è anche un grande saggio, l’unico capace di comprendere la vera essenza del giovane ribelle, pronto a consegnargli un sapere enorme, senza mai imporre un ragionamento. Il maestro diventa guida, faro e ancora per la vita di Zacharie in un incessante inseguimento di sogni e circostanze, un turbinio di fatti, luoghi, attività diverse, con amori che sembrano assoluti e che altrettanto facilmente svaniscono.
Le maschere pirandelliane di Apertura alla francese
Benito Apollo, cultore di mistica ebraica, dà vita a un personaggio che ha una personalità forte, variegata e multiforme. La molteplicità del suo essere si muove tra maschere pirandelliane e pessoiane eteronimie. Sempre in movimento, tra le capitali del mondo, in cerca dell’altro da sé, sempre in fuga, assetato di vita, storie, libertà e conoscenza, con costanti variazioni sul tema e repentine conversioni: del resto è proprio quando si crede che tutto sia finito, che tutto comincia.
Apertura alla francese, edito da Pellegrini, è ricco di colpi di scena, con un finale inatteso e commovente. Parla a donne e uomini di ogni tempo, al di là di pseudo conformismi e certezze mal celate. Guida agilmente il lettore in un percorso non semplice, tra Torah e insegnamenti rabbinici, numeri, segni e simboli. È un romanzo introspettivo, ma anche retrospettivo. Seduto davanti allo specchio nel camerino, dietro le quinte del teatro Saffo di Madrid, nell’attesa di entrare in scena per l’ultima volta, Zacharie si rivolge a un pubblico immaginario e racconta la sua vita. La narrazione diventa descrizione di luoghi, dialogo con l’anima, percorso tra misteri, sorprese, viaggi, magia e spiritualità.
“Sono stato pietra, sono stato sale, sono stato pioggia di maggio e vento di maestrale. Sono stato acqua, sono stato terra, sono stato erba e aroma di cannella. Sono stato mosca, sono stato seta, sono stato frasca e ferro di moneta. Sono stato luce, sono stato fuoco, lupo famelico e misericordioso.”
Apertura alla francese è un viaggio nella memoria, che si tinge di ricordi nella strada dell’anima. Il passato si delinea con tratti nitidi anche negli aspetti più reconditi, quelli che sfuggono alla vista, ma non all’inconscio.
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